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target="_blank" title="La fragilità della ciliegia - Alidicarta.it">La fragilità della ciliegia</a>
Sputavo i nocciuoli delle ciliegie gemelle che ti eri apposta all'orecchio, per raggiungere e oltrepassare il limite oltre il quale il mio premio avevi deciso che sarebbe stato il solo tuo indumento, un piccolo palio di stoffa e notte, impregnata del tuo odore: uno scamiciato blu un poco liso che consentiva all’immaginazione di riposare, ma non al sangue di pulsare veloce. La tua lingua riusciva ad annodare i piccoli piccioli verdi, e guardavo ammirato la danza della bocca, rosso corallo. Quando il proiettile, espulso con un soffio, raggiunse il tronco dell'albero sotto la cui chioma trascorrevamo, giocando, quel pomeriggio, e, di rimbalzo, con calcolata casualissima traiettoria, si posò tra le rose, poco più in là, il tuo volto mi guardò sorridente e, senza alcun preavviso di rossore, il vestito scivolò sulle tue gambe sino ai piedi nudi sporchi di polvere. La mia timidezza accese il tuo ardire, lusingata dal potere vellutato in cui potevi avvolgerci. Le tue mani, con lieve armonia, posero le mie sui tuoi fianchi. Le tue labbra socchiuse sulle mie replicarono un complice desiderio di innocenza erotica.