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Non basta il vento, neppure il mare,
se il cuore teme ancora di osare.
Chi resta fermo, là sulla riva,
non sa che il cielo lo inviti e viva.
Jonathan sogna e lesto se ne va,
sfiora il confine che il mondo gli dà.
Non segue il branco ed anche la via,
nell’aria, cerca una melodia.
Chi lo deride, pur lo disprezza,
oltre non vede la sua certezza.
Ma lui, legger si lancia, sicuro,
oltre il tramonto, verso il futuro.
Volare è arte, ma anche ardire,
non solamente farsi rapire.
Un battito d’ali, un grido vero:
Sii ciò che senti, oltre il mistero.
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Best seller in numerosi paesi negli anni Settanta e divenuto un autentico cult, Il gabbiano Jonathan Livingston è, di fatto, una favola dal forte contenuto morale e spirituale. La sua metafora centrale, il percorso di autoperfezionamento di un gabbiano che apprende l’arte del volo e della vita attraverso abnegazione, sacrificio e gioia, è stata interpretata da diverse generazioni in modi differenti, spaziando dalla massoneria al cattolicesimo, dal pensiero positivo all’anarchismo cristiano fino alla New Age.
Bach rivelò di essersi ispirato a un pilota acrobatico, John H. “Johnny” Livingston (Cedar Falls, Iowa, 30 novembre 1897 - 30 giugno 1974), figura di spicco tra gli anni Venti e Trenta.